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WIM WENDERS. IL CENEASTA AD UN PASSO DALL’ OSCAR

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LOS ANGELES. 22 FEB. “Quando il bambino era bambino…era l’epoca di queste domande: … la vita sotto il sole è forse solo un sogno? …come può essere che io che sono io non c’ero prima di diventare…e che una volta io che sono io non sarò più quello che sono?…” Con alcune di queste parole esordisce “Il Cielo sopra Berlino”, uno dei film maggiormente conosciuti del cineasta, sceneggiatore e produttore Wim Wenders, ma soprattutto capolavoro cinematografico assoluto che nel 1987 si è insinuato in maniera indelebile fino alle lacrime nella vita emotiva di molti e che durante questo febbraio 2015 è stato riproposto nelle sale internazionali in versione rimasterizzata, distribuito da Nexo Digital.

Come non ricordare gli Angeli di puro spirito, uno dei quali patisce l’assenza della carne, che vegliano su noi umani, ascoltandone i pensieri e cercando con la loro presenza di affrancarci dalla sofferenza, con il doloroso limite di non poterci influenzare. La pellicola presenta un’intelligente dicotomia di ” girato ” in bianco e nero per quanto concerne la parte filmica che riguarda gli Angeli ed una parte a colori quando ad uno degli Angeli è accordato di incarnarsi per amore di una solitaria trapezista e di adeguarsi al mondo umano / terreno.

Lo svizzero Bruno Ganz ed il compianto Otto Sander sono gli attori che conferiscono forma e volto agli Angeli che vediamo sulla cima dei palazzi di Berlino. Direi che questo film, più di ogni altro, realizzi la funzione catartica dell’Arte per come la intendeva il Buon Aristotele.

Non a caso Wenders di strada ne ha percorsa moltissima, tanto da meritarsi il 12 febbraio 2015 L’Orso d’Oro alla Carriera al Festival del Cinema di Berlino/ 2015 ed un mese pieno di iniziative a lui dedicate in attesa di un possibile Oscar.

Eh, già! Perché in data 22 febbraio, durante l’agognatissima notte hollywoodiana, concorre con il Documentario “ Il Sale della Terra “, il quale traccia il percorso umano ed artistico del fotografo brasiliano “ Sebastiao Salgado “, in coregia del figlio di quest’ultimo, Juliano Ribeiro Salgado. Un Documentario ad alta tensione poetica, come è nello stile esclusivo del Buon “Wim“.

Wim Wenders, nato a Dusseldorf il 14 agosto del 1945, è sicuramente tra gli Ideatori del Nuovo Cinema Tedesco.

Sono molti i Cortometraggi e le pellicole che realizza a partire dalla fine degli anni ’60.

Ricordiamo del’72 “La paura del portiere prima del calcio di rigore”, ispirato al libro dello scrittore e sceneggiatore austriaco Peter Hanke ” Prima del calcio di rigore”, che affronta il tema della “paura di esistere fino all’alienazione sociale che Wenders maturerà con tanto acume nelle sue opere successive. In linea con questo sentimento di fragilità dell’esistenza, Wenders è un profondo amante della musica del nostro Fabrizio De Andrè , del quale ha conosciuto la prima canzone in ” Creuza de Ma ” nel 1984, grazie ad una musicassetta dell’epoca, inviatagli dal fratello residente in Europa, perchè di fatto Wenders da lungo tempo vive in America.

E da allora non se ne è più separato, considerandolo una “guida spirituale”, quasi un “santo”, a seguito del coraggio e della generosità dimostrati durante il Processo contro i suoi rapitori.

Le opere proseguono copiose e proficue. Ne menzioniamo alcune. “Così vicino, così lontano“, (1993) prosegiuo de “Il Cielo sopra Berlino“, “Lisbon Story“ (1994), “Al di là delle Nuvole“, (1995) che citiamo per la coregia del nostrano Grande Maestro Michelangelo Antonioni, il più recente “Palerm Shooting” (2008), “Pina” (recente lungometraggio in 3D in merito al teatrodanza, dedicato alla famosa ballerina e coreografa di danza contemporanea, Pina Bausch). A seguire. Un lavoro artistico ed intellettuale senza sosta.

Del Cinema d’un certo spessore amiamo Antonioni, Moretti, Olmi, Bergman Kies’lowski, Kusturica, Konchalovskij, Fassbinder, altro (ahimè compianto) grande cineasta tedesco, ma possiamo con fermezza asserire che Wenders costituisca un caposaldo. Certamente l’unico a saper esprimere così bene il male esistenziale del vivere, senza includervi mai dei taciti suggerimenti all’autodistruzione, anzi! Possiamo asserire che i Lungometraggi di Wim Wenders abbiano cambiato la vita di molti, migliorandola chiaramente.

Le sceneggiature adottate da Wenders e la sua tecnica registica implementano quella Bellezza che, secondo un altro nostro eccellente maestro, Zeffirelli, dovrebbe costituire la missione ed il messaggio ultimo del Cinema.

Ad un passo dalla serata degli Oscar, offriamo un tifo strenuo all’acuto cineasta tedesco Wim Wenders.

Per i sogni e le elucubrazioni che la visione delle sue pellicole ci ha offerto, l’Oscar è doveroso.

Romina De Simone

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