IL CAIRO. 2 FEB. Shaimaa El Sabbagh, operaia e attivista socialista, madre di un bimbo di 5 anni, da sempre impegnata in difesa dei dei diritti dei lavoratori delle fabbriche di Alessandria era stata uccisa sabato 24 gennaio 2015 al Cairo, mentre durante una manifestazione pacifica portava fiori e rose a Tahir per commemorare i morti delle rivolte del 2011. Ad ucciderla un poliziotto che gli ha sparato un proiettile di gomma da pochi metri di distanza, che gli ha perforato cuore e polmoni.
E’ morta in braccio a suo marito, che cercava di portarla in salvo e a fianco del suo bimbo in lacrime.
In ospedale, per dare l’autorizzazione per la sepoltura, hanno chiesto ai familiari di dire che si è trattato di suicidio e dal momento della morte, i media egiziani hanno iniziato a dare una versione completamente insensata sulle circostanze della sua fine, puntando il dito addirittura contro i suoi compagni del partito socialista.
Dopo un anno la piangono ancora i suoi cari e tutti colore che credono nei valori di libertà, ma ancora oggi in Egitto la repressione che colpisce i movimenti islamisti, i partiti laici, i partiti di sinistra ed i movimenti giovanili è la conseguenza del fallimento delle rivolte che qualche hanno fa, hanno dato vita alla cosiddetta primavera araba.
FRANCESCA CAMPONERO
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