Disattivato da Deliveroo, scatta la protesta
Un fattorino di Portogruaro si è visto disattivare il dispositivo aziendale Deliveroo dopo essersi rifiutato di percorrere ben 50 chilometri tra andata e ritorno per consegnare un semplice panino ordinato da Burger King, situato nel centro commerciale Adriatico 2. Una richiesta assurda, che prevedeva un tragitto di 25 chilometri per tratta per un compenso irrisorio, inferiore al prezzo dello stesso panino da consegnare.
L’episodio, segnalato dai colleghi del rider al Corriere della Sera, è stato vissuto come una sanzione punitiva mascherata: senza il palmare, strumento essenziale per accedere alla piattaforma e ricevere ordini, il lavoratore non ha più potuto operare. La reazione tra i rider non si è fatta attendere: è scoppiato uno sciopero spontaneo, con l’annuncio di un boicottaggio delle consegne per Burger King fino a quando il responsabile del punto vendita non presenterà scuse pubbliche.
“Siamo stanchi di essere ricattati“, ha dichiarato Massimo Bastia, tra gli organizzatori della protesta. “Già mesi fa avevamo denunciato disattivazioni arbitrarie e stipendi inadeguati. Adesso è troppo. Finché non ci sarà un passo indietro da parte dell’azienda, noi ci fermeremo”.
Questo caso porta di nuovo all’attenzione pubblica le condizioni di lavoro nel settore del food delivery, esploso durante la pandemia ma rimasto indietro in termini di diritti. I rider italiani continuano a segnalare compensi troppo bassi, assenza di tutele, ritmi stressanti e l’uso di algoritmi aziendali che impongono tempi e modalità di lavoro, nonostante formalmente siano considerati lavoratori autonomi.
L’unico contratto collettivo nazionale (CCNL) valido per i rider in Italia è quello sottoscritto da Just Eat nel 2021 con CGIL, CISL e UIL, che riconosce i fattorini come dipendenti regolarmente assunti. Una svolta che resta ancora isolata. Le piattaforme come Deliveroo, Uber Eats e Glovo continuano invece ad applicare un modello “a cottimo”, che espone i rider a instabilità, mancati guadagni e sanzioni arbitrarie.
La vicenda di Portogruaro diventa così simbolo di una battaglia ancora aperta per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori del food delivery, che ogni giorno percorrono le nostre città per pochi euro, spesso senza alcuna garanzia.