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Murano soffre, ma la tradizione va avanti con gli artisti di oggi

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Murano soffre, ma la tradizione va avanti con gli artisti di oggi

Murano – Quando si va a Venezia è d’obbligo visitare anche Murano, quell’isolotto fitto di case rinascimentali e dal caratteristico faro bianco, la cui produzione di oggetti di vetro rimane la più alta espressione del lavoro raffinato di molte dinastie di maestri vetrai che si sono tramandati l’arte di trasformare la sabbia col fuoco e con l’aria.

Murano è molto cambiata da quando la visitai io bambina negli anni’60. 

Certo è ancor oggi sede di laboratori artigiani dove gli artisti lavorano il vetro, ma la commercializzazione di massa ha fatto strage anche lì: recentemente c’è stato un maxi sequestro della guardia di finanza di Venezia di prodotti in vetro ‘made in China’, ma fatti passare per oggetti di Murano. 

Ma per fortuna c’è ancora chi sceglie di dedicarsi a produrre opere originali e uniche. Le vetrerie storiche sono sempre di meno, ma nelle poche fabbriche rimaste gli artigiani impiegano sempre le antiche tecniche per realizzare i lampadari e le murrine, altro simbolo del Made in Italy, con un marchio di tutela che ne garantisce qualità e origine.

Ed è proprio camminando per Murano quindici giorni fa che sono stata attratta dalle vetrine ad angolo di un negozio che sembrava avere più tradizione di altri. 

In alto un’insegna: Mazzega Glass Factory. Sono entrata dicendo che ero una giornalista curiosa di sapere di più sulla tradizione del vetro di Murano e su chi praticava quest’arte da tempo. Gentilissimo uno dei titolari, il sig. Michael Gambarotto, mi ha spiegato che malgrado appunto i tempi siano cambiati l’impresa storica di famiglia, continua ad affrontare le proprie sfide, con la stessa motivazione e determinazione di allora. Più che un negozio quello di Mazzega è in realtà un museo in cui si capisce che tutti lavorano motivati da una grande passione per quello che fanno, con l’impegno di farlo sempre meglio ogni giorno. “I lampadari veneziani come ogni altro prodotto esposto sono realizzati artigianalmente come 50 anni fa – ci ha tenuto a sottolineare il Sig. Gambarotto mentre mi accompagnava alla fornace dell’azienda – ma soprattutto sono contraddistinti da un design elegante senza tempo”. 

Il giro nell showroom non ha potuto che confermarmi ogni sua parola.

Ma la cosa più interessante della visita è stata fare conoscenza con uno dei maestri vetrai che lavora per loro, Marco Toso Borella, artista a tutto tondo perché anche scrittore, musicista e ricercatore storico. Nello studio dove lavorava ad un graffito su oro e vetro era in bella mostra un grosso quadro con tutti i ritratti degli avi che lo hanno preceduto nell’arte del vetro. 

Quando gli ho chiesto di più mi ha raccontato che la sua è un’antica famiglia. I Toso infatti sono presenti a Murano fin dalla metà del XIV secolo e il nome della famiglia è incluso nel Libro d’Oro isolano agli albori del XVII secolo. Con motivato orgoglio ha aggiunto che appartenere al nobile registro era considerato un privilegio molto ambito, poiché permetteva a coloro che v’erano iscritti di appartenere ufficialmente alla Cittadinanza Muranese, e poter così in modo esclusivo esercitare l’arte vetraria, oltre che partecipare alla gestione della Magnifica Comunità di Murano. 

La tradizione arrivata fino a lui adesso viene trasmessa ai suoi tre figli, due gemelli ed una ragazza, che canta anche nel suo ensemble musicale (ma questo è tutt’altro discorso).

Davvero affascinante vederlo al lavoro nei suoi quadri su vetro. Toso mi spiega che i soggetti delle sue creazioni sono principalmente metafisici, ricchi di simbologia che attinge dalla mitologia classica.

Elaborazioni della contemporaneità narrata attraverso una tecnica antica. 

Incisioni acquistate in tutto il mondo, soprattutto da russi, americani e cinesi. Toso disegna come un vero pittore pur affermando di non aver studiato in alcuna accademia, è un autodidatta. Ma quanto talento! Nelle sue incisioni c’è sempre un tocco ironico con cui segnala il mondo di oggi attraverso qualche immagine inserita all’interno delle antiche icone che può sembrare irriverente, ma che così non è, anzi! 

Anche la Chiesa ha apprezzato l’ultima formella della Via Crucis che l’artista ha aggiunto alle tradizionali 14 stazioni: quella della Resurrezione del Cristo, unica al mondo.

Prima di lasciarmi Marco Toso mi racconta del suo amore per la musica e delle sue ricerche riguardo la storia della sua Murano. 

Ha scritto molto libri riguardo le antiche famiglie che l’hanno popolata pubblicando saggi e monografie, nel 2022 ha presentato la pubblicazione del primo volume di “Murano A-Z.

Dizionario Enciclopedico Illustrato di Murano“, una vera e propria enciclopedia sulla storia, il vetro, l’araldica, le famiglie, l’arte, gli edifici, i personaggi e la toponomastica relativi all’isola di Murano con ricerche, testi, ricostruzioni, mappe e illustrazioni curate e realizzate interamente da lui stesso.

Insomma, uscita dalla fabbrica Mazzega mi sono senza dubbio sentita più ricca e preparata sulla bellezza che conserva ancora la magica isola di Murano. 

Una bellezza che va salvaguardata come mi ha detto un’anziana signora del luogo incontrata prima di tornare a Venezia: ”La tradizione va salvata dal turismo di massa. Siamo rimasti in pochi a guardare lo scempio che s’è voluto fare a Venezia e dintorni, ma la colpa è nostra, bisognava fermate tutto molto tempo fa, e invece si son aperte troppe porte”. Come darle torto!

Una volta Venezia era considerata in tutto il mondo per le loro maestranze. Gli artigiani veneziani venivano mandati in tutta Europa per poter fare determinati tipi di lavori. Purtroppo adesso soffre anche questo settore. Murano, come precedentemente accennato, vive una concorrenza sleale notevolissima: tutta la parte del vetro falso, che viene venduto come prodotto a Murano fa soffrire il settore. 

Si stima che oltre il 50% del vetro che viene venduto in centro storico non sia di Murano. Per fortuna aziende come Mazzega hanno saputo reinventarsi, hanno stimolato un mercato verso l’estero, sono riusciti, grazie alle loro capacità, a trasformare le loro piccole imprese in qualcosa di più strutturato. 

Confartigianato ne ha al suo interno circa una cinquantina del settore vetro-artistico. Ed ora c’è una nuova sfida e ha un nome importante che è il passaggio generazionale. Confidiamo in questo come insegna Marco Toso Borella. Francesca Camponero

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