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MPS, risparmiatori non dormono notti tranquille

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ROMA. 21 DIC. Il governo Gentiloni incassa il via libera di Camera e Senato al “Salvarisparmio”, cioè si spenderanno 20 miliardi di euro per interventi sul sistema bancario italiano.

Le due Camere, concordi, hanno votato per questo accredito che si andrà a sommare al già alto debito pubblico italiano. Con la votazione favorevole al finanziamento, il titolo del Monte dei Paschi di Siena che, in mattinata, aveva toccato nuovi minimi storici, ha recuperato terreno. Sono attesi in serata i risultati della nuova offerta di conversione agli obbligazionisti retail. Ma lo Stato ha gli strumenti per intervenire?

Potrebbe nascere una nuova soluzione, cioè un salvataggio tutto a carico di azionisti, obbligazionisti e correntisti. A questo punto sono in molti a chiedersi: chi rischia di più in questo momento? Quali saranno gli scenari dei prossimi giorni e mesi?

Possiamo dare alcune indicazioni su questo scenario per nulla rassicurante: chi ha una cassetta di sicurezza o è titolari di conto titoli, non corre alcun rischio perché la banca svolge solo il ruolo di custode dei beni o degli investimenti.

Possiamo dire che titolari di conto corrente sono gli ultimi ad essere coinvolti e lo sarebbero solo nel in cui caso si applicasse il “ bail-in ”, cioè  chi ha depositi sopra i 100 mila euro e, solo per la parte superiore a quella soglia, può rischiare delle perdite.

Il patrimonio dei fondi è separato da quello dell’istituto, mentre, nel secondo caso, la banca ha solo una delega per la gestione. Non c’è quindi alcun rischio. Qui però le informazioni che possiamo dare sono più preoccupanti e variano anche nel breve periodo.

Gli obbligazionisti subordinati della banca MPS, tra i titolari di bond, sono invece i clienti più a rischio di perdite. Nel caso in cui la banca dovesse ottenere il salvataggio privato chi convertirà si troverà in mano titoli Mps, esponendosi così alle incertezze sul rilancio della banca, mentre chi non convertirà conserverà le proprie obbligazioni e verrà rimborsato a scadenza.

Se però, le conversioni fossero più del dovuto risicate, Mps potrebbe non trovare i 5 miliardi necessari per evitare l’intervento dello Stato con il conseguente “burden sarin”. In tal caso i bond subordinati verrebbero convertiti in azioni, purtroppo forzatamente, ma a un rapporto di cambio inferiore a quello offerto dalla banca che darà azioni per un controvalore compreso tra l’85% e il 100% del valore nominale dei bond. Qui c’è il dilemma tra conversione e non conversione di cui sono prigionieri gli obbligazionisti. In caso di “burden sarin” i 40 mila piccoli risparmiatori che hanno sottoscritto oltre 2 miliardi di bond subordinati Mps possono anche sperare in un recupero perdite da parte dello Stato, che dovrà però essere compatibile con le regole europee, ad esempio provando che c’è stato un caso di vendita inadeguata a soggetti che non erano in grado di capire i rischi dei titoli che andavano ad acquistare. Antonio Bovetti

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