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L’alterno elogio della burocrazia

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Burocrazia

Burocrazia

GENOVA. 5 FEB. E’ solito interpretare la  tristemente nota “ burocrazia ” (entità vilipesa ed elogiata, a giorni alterni) come un vincolo rigido e liberticida al nostro connaturato istinto civico. Un binario già tracciato, come nello sci di fondo.

Anche e proprio per questo, è possibile apprezzarla, ritenendola, non a caso, utile difesa, sicuro giaciglio.

In ultrasintesi, questa ambivalente ed invadente “burocrazia” (rimandandone la semantica a Max Weber), data quotidianamente per defunta, pare, sotto certi aspetti, aggiogare la nostra vita, inaridirne via via la qualità.

E’ fatto comprensibile che vi siano questioni meritevoli di un ordine-non-casuale-di-trattazione, da sottoporre ad iter di comportamento cui attenersi, a regola. Non di meno, risulta stravagante e, a tratti, preoccupante, osservare quanto la communis opinio non solo ne segua alla lettera i dettami, ma si estenui e ne espanda l’uso a livello domestico, interiorizzandone la natura ed eleggendola a proprio stile di vita.

E’ davvero misterioso il comportamento di questo “uomo normativo” (citando E. Husserl), quando estende modalità caute ed asettiche  alle proprie relazioni, ignaro delle collaterali  minus-valenze affettive.

Come introdursi e correre in un labirinto di specchi, tra immagini distorte di sé, da cui se ne potrebbe uscire confusi. Se non contusi.

Tuttavia, visto che ormai il dado è tratto, non resta che attendere e che mostri l’esito del lancio.

Orbene, per uscire sani e salvi dall’attesa e dall’impasse, è utile travalicare l’indolenza. E tentare, rispetto alle varietà e sovrapposizioni di regole & regolamenti, non soltanto di essere, ma, soprattutto, di esserci (cit.).

Solo così, ad un certo inaspettato momento, ci si potrebbe accorgere che è possibile volgere lo sguardo oltre la soffocante prudenza delle ragioni burocratiche.

In obbligata conclusione, negli inevitabili esiti che tale eventuale scoperta potrà  produrre, cito improvvidamente Deleuze: “il pensiero, nel suo apparato di potere, ha l’effetto nel poter dire alla gente: non prendetemi sul serio perché io penso per voi, perché vi do una conformità, delle norme e delle regole, un’immagine, alle quali voi potrete tanto più sottomettervi quanto più direte “.

Massimiliano Barbin Bertorelli

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