GENOVA 2 LUG. Primo minuto di Italia-Spagna: Mattia De Sciglio ruba un pallone e si invola sulla fascia sinistra. E’ il segnale che gli Azzurri non si limiteranno a difendere e a lanciare il simbolico guanto della sfida alla nazionale di Del Bosque è un ragazzo classe ’92, con la faccia pulita e i modi sempre pacati. Unico milanista presente in Francia, cresciuto nel mito di Paolo Maldini, De Sciglio è la dimostrazione vivente che la personalità non è figlia dell’arroganza e che a volte possono bastare novanta minuti per far ricredere chi ti ha già già bollato come una promessa non mantenuta.
L’ottima prestazione con la Spagna gli è valsa l’inserimento nella squadra ideale dell’Equipe in compagnia di Gigi Buffon e Graziano Pellé, un giusto riconoscimento per uno dei giovani più interessanti nel panorama calcistico italiano: “Ho fatto una buona prestazione – conferma in conferenza stampa a ‘Casa Azzurri’ – come del resto tutta la squadra, è stata una delle nostre partite migliori. La Spagna sulla carta era più forte di noi, ma abbiamo dimostrato che è il campo a parlare. Io sto bene, mi sto godendo un bel momento, ma vivo tutto con equilibrio”.
Per preparare la sfida con i tedeschi bisogna allenare le gambe, ma anche la testa: “Stiamo facendo molte sedute video per vedere come andarli a pressare o come aspettarli a seconda delle situazioni di gioco e per studiare cosa fare in fase di possesso. Loro attaccano con molti giocatori, dovremo tenere altissima la concentrazione quando fraseggiano e dopo aver recuperato palla dovremo essere bravi ad aprirci subito e ripartire”.
Quella con la Germania sarà anche una sfida tra due reparti difensivi di assoluto valore: nessun gol incassato dalla squadra di Löw, mentre gli Azzurri ne hanno subito uno solo contro l’Irlanda, in una partita peraltro ininfluente ai fini della classifica del girone: “Hanno giocatori di grande esperienza a livello internazionale – sottolinea De Sciglio – ma noi abbiamo i tre della Juve che dimostrano in ogni gara il loro affiatamento. Ci danno indicazioni durante la partita per muoverci al meglio e il fatto di aver sempre vinto in Italia negli ultimi cinque anni ha dato loro grande forza”.
Nel 2006 Mattia aveva 14 anni e come ogni quattordicenne seguiva il Mondiale con gli amici davanti alla televisione: “Ricordo una finale molto tirata e dura, sbloccata dal gol di Grosso. Abbiamo quasi distrutto casa dall’esultanza. Sarà una grandissima emozione e motivo d’orgoglio giocare con la Germania, ci aspetta una gara difficile, anche fisicamente stanno meglio della Spagna, ma siamo consapevoli del nostro valore e con la forza del gruppo possiamo metterli in difficoltà, lavorando bene sui loro punti deboli. Abbiamo assenze importanti a centrocampo, ma abbiamo altrettanti giocatori bravi che andranno a rimpiazzare chi non riuscirà a recuperare”.
La cicatrice sulla guancia sinistra è il segno indelebile di una fase delicata della sua carriera: “E’ come un tatuaggio, mi ricorderà sempre un periodo difficile che ho superato. Anche Conte mi ha aiutato tanto – confessa il difensore rossonero – mi ha fatto sentire la sua fiducia convocandomi anche in mesi in cui non riuscivo a rendere al meglio, facendomi sentire importante per questa squadra e per lui”.
Se dovesse stimolare i compagni negli spogliatoi dello ‘Stade de Bordeaux’ queste sarebbero le sue parole: “Crediamo in noi stessi e mettiamo in campo tutto quello che abbiamo perché giocando con sacrificio e determinazione possiamo dar fastidio alla Germania”.
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