KUSTENDORF. 27. GEN. Ieri il Festival di Kustendorf ci ha dilettato con la proiezione di films non celeberrimi, ma certamente rari da vedersi in Italia. Che poi quest’ultimo rappresenta uno dei motivi che sospinge, a mò di vocazione, a frequentare Kustendorf.
Durante la mattinata è stata proiettata una pellicola di genere drammatico, dal titolo ” Adelheid “, del regista ceco Frantisek Vlacil ed a seguire un workshop con il ” Professor” Emir Kusturica che a quelle terre è particolarmente legato.
Il pomeriggio si è aperto con un Docufilm molto interessante, dal titolo ” A German Youth” del regista Jean-Gabriel Périot ( Francia, 1974 ), un giovane filmmaker che ha sviluppato uno stile di montaggio personale con l’impiego di immagini di repertorio. Sicché il suo stile è una commistione di sperimentazione, documentario e solo in parte finzione. Il film in oggetto affronta nel dettaglio una pagina che ha avuto un grande peso sulla storia tedesca, raccontando l’iter della nascita, sviluppo e declino de la Banda Baader Meihnof, dai nomi degli ” iniziatori “, altrimenti conosciuta come RAF, La Rote Armee Fraktion, fondata il 14 maggio 1970 da Ulrike Meihnof, Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Horst Mahler, attiva fino al 1993 ed ufficialmente disciolta nel 1998.
Il film attraverso la ripresa di filmati storici, ripercorre l’entusiasmo iniziale soprattutto della giovane ed affermata giornalista Ulrike e del giovane Andreas, i quali, nell’immediato dopoguerra avevano l’ardire di cambiare il mondo in favore del proletariato, sfociando poi nella lotta armata. In effetti il loro manifesto dice ” Sviluppare le lotte di classe. Organizzare il proletariato. Iniziare la resistenza armata ! Costruire l’armata rossa! “ . Ma come ogni forma di guerra e / o di terrorismo, questa lotta partorisce vittime, vittime talvolta diverse da quelle disegnate, come autisti e guardie del corpo degli obiettivi.
Certamente un Docufilm necessario, che evoca un lungo frammento di storia europea che va conosciuto, noto come ” autunno tedesco “. Un racconto che graffia il cuore per l’accanita speranza nutrita da un colto gruppo di giovani di migliorare il mondo in senso antimperialista, purtroppo scivolata in una cupa violenza. Certo che poi ancora oggi non è chiaro se Ulrike ed alcuni suoi compagni, tenuti in duro stato di detenzione, si siano lucidamente suicidati o siano stati suicidati.
Valido nel contesto della pellicola, il riferimento finale ad alcune scene del recente film ” La Banda Baader Meihnof ” del filmmaker tedesco Uli Eder, notissimo in Italia per ” Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino “. Interessante momento di riflessione storica.
Nel pomeriggio ci siamo dilettati con l’opera prima del giovane filmmaker romeno Corneliu Porumboiu dal titolo ” Treasure “. Opera fresca, esilarante, che ricorda molto in embrione lo stile del grande maestro della medesima provenienza Radu Mihaileanu. Sicuramente il nuovo filmmaker incontrerà consenso artistico. A seguire la proiezione dei vari Short- Moovies in concorso.
E la notte si aperta sulle note calde de ” Dejan Lazarevic Orchestra “ , gruppo folk proveniente da Pozega, Serbia. La loro musica coinvolge subito in danze rom tutti i presenti. D’altronde qui in Serbia sussiste un modo molto semplice e sano di divertirsi, che noi europei d’Occidente abbiamo irrimediabilmente perduto. Il finale in cui reinterpretano la struggente ballata che Goran Bregovic scrisse come colonna sonora per il ” Tempo dei Gitani ” di Emir Kusturica, si rivela un momento d’alta commozione. Sono tutti a ballare con la mano sul cuore. C’è da dire che la musica de Dejan Lazarevic Orchestra è esclusivamente strumentale. Ma non possiamo non menzionare alcune parole della citata ballata ” Tutti i Rom, Padre, nel giorno di San Giorgio, sacrificano l’agnello. Noi non abbiamo l’agnello e siamo poveri pure nel giorno di San Giorgio “. Su questa intensa musica, evocativa di una società altra, si esce dall’anfiteatro ad osservare il silenzio della notte dove il mondo è ancora umano.
Romina De Simone
Internet: www.kustendorf-filmandmusicfestival.org
Leggi l’articolo originale: Il Festival di Kustendorf tra films rari e ballate balcaniche