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Esercizi di svago. L’opposizione al tempo collettivo

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Alla resa dei conti, se ora qualcuno,  destato da allarmata incredulità, ponesse l’imbarazzante quesito: “che cosa resta da fare?”, gli si configuri la più convinta e sensata risposta: “riderci sopra”

Alla resa dei conti, se ora qualcuno, destato da allarmata incredulità, ponesse l’imbarazzante quesito: “che cosa resta da fare?”, gli si configuri la più convinta e sensata risposta: “riderci sopra”

GENOVA. 21 MAG. Malgrado tutto, l’osservare la scansione dei tempi collettivi della folla, moloch mutevole e proteiforme, può indurre sentimenti tra loro contrastanti: ilarità o stupefazione. Sentimenti informati, presuntivamente, alla distanza siderale da cui, talvolta, ciascuno esercita il proprio punto di vista.

E’ probabile che ciò accada e si spieghi anche per una prospettazione corroborata da strumenti e pensieri alternativi.

In specie, può essere esercizio di svago osservarne l’intreccio forzoso e casuale, in cui, pare, affluiscano scarsa “ragione” e lacunoso  “buon senso” (rinviando all’omonimo saggio di Holbach). Per contro, costantemente affiancato da una acritica e miope ritualità.

Auto-validate le sintetiche ipotesi, ritengo tuttavia improbabile un maggior dosaggio di ragione e di buon senso, comunque tale da non comprometterne l’assetto; né mutarne il moto inarrestabile ed il vettore.

Pur va srotolato, come tappeto, il sorprendente concetto  di una “ragione al servizio delle passioni”, citando improvvidamente Hume, derivandone che nessuna disputa dovrebbe mai insistere tra le predette categorie.

E che, anzi, sia buona cosa che la passione si invaghisca sempre più di sé e che si alimenti di una inclinata ragionevolezza.

In tal senso, raddoppiando la spinta in avanti, sostengo la sostanziale  progressiva estraneità e distanza dell’uomo dal concetto di libertà di sé, stante il millimetrico spazio in cui egli contempla il di-vertimento.

Alla resa dei conti, traendo dalle premesse metodo ed applicazione, se ora qualcuno,  destato da allarmata incredulità, ponesse l’imbarazzante quesito: “che cosa resta da fare?”, gli si configuri la più convinta e sensata risposta: “riderci sopra”.

Massimiliano Barbin Bertorelli

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